Home page -Comunicazioni Questo blog non rappresenta un testata giornalistica e non viene aggiornato periodicamente – raccoglie opere © di francesco zaffuto

Buon 2012

Buon 2012


Si alza come una nuvola di fumo
un volo di scarafaggi verso il cielo
i fratelli senza guardarsi si consumano in guerre
nella mia terra riscaldata la carezza della pioggia diventa diluvio
Non voglio nutrirmi di apocalissi
amo la notte e il giorno
rincorro la mia frazione di felicità
senza conoscere il suo volto
tra le erbacce del mio piccolo orto
coltivo un filo di speranza
Rinsavire


29/12/2011 francesco zaffuto

dalla raccolta Parole nel tempo

Natale, una festa particolare

Natale, una festa particolare

Una bevuta augurale per inverdire
o annegare la memoria
Se si guarda oltre le luci
si scoprono le assenze
la nostalgia può diventare struggente
ci assale l’infinito precipitandoci
Uno squarcio di materia
qualunque esso sia
ci riporta al presente gradevole o doloroso
Il Natale è il trillo di un bambino che nasce
qualunque sia questo mondo


22/12/2012 francesco zaffuto


dalla raccolta Parole nel tempo

La sorte


Dal 4 dicembre 11, è disponibile la versione cartacea di questa commedia in una tiratura limitata a 199 copie. Qui la copertina con la composizione a cura di Liborio Mastrosimone.
Chi vuole ordinare una copia può farlo inviando una mail a zafra48@gmail.com
Il costo è di € 8,00 + 3,00 per la spedizione

L’opera è fruibile integralmente di seguito in questo post. Per rappresentazioni o adattamenti va contattato l'autore  francesco zaffuto zafra48@gmail.com

La sorte

Personaggi

D Disoccupato e Disoccupati (Non dizionario)


Non esiste il non fare, facciamo tutti qualcosa e in capo a sera spesso siamo stanchi e distrutti, ma mentre alcuni hanno un riconoscimento per quello che hanno fatto altri non hanno alcun riconoscimento e sono considerati disoccupati.
La disoccupazione è uno stato sociale di mancanza di riconoscimento una specie di disprezzo per l’essere umano.
L’uomo con il suo lavoro è riconosciuto nella società non solo come singola esistenza ma anche per le sue azioni e per le sue capacità.
La condizione di disoccupazione, con il mancato riconoscimento delle proprie capacità crea a chi cerca lavoro un grande malessere. Se alla condizione di disoccupazione si somma anche la mancanza di mezzi per sopperire ai bisogni primari l’insieme che si viene a creare è capace di dilaniare un singolo individuo e la stessa collettività. La condizione di disoccupazione emargina uomini e intere famiglie; crea sacche di attività ai margini della legalità; colpisce la vita affettiva; può provocare gravissimi squilibri psichici; e in casi estremi può portare al suicidio.
Quando i disoccupati sono pochi vengono considerati strutturali al sistema, quando dono tanto come sintomo di grave malessere per la società; ma alla disoccupazione occorre guardare per gli effetti devastanti che si producono in ogni singolo essere umano. Chi offre la propria disponibilità al lavoro va riconosciuto in sé come membro della società e va pagata la disponibilità al lavoro; anche se il pagamento non può avvenire nella stessa misura del lavoro effettuato almeno deve colmare i bisogni essenziali. Chi ha dato la disponibilità al lavoro può essere utilizzato in tutti i lavori socialmente utili. Qui non si tratta di socialismo o di capitalismo, si tratta di società umana o non umana.
Immagine tratta da internet http://www.gazzettadellavoro.com/disoccupazione-sud-allarme/72379/

Ciclo

Fiori che s’aprono all’alba
ali che tagliano il cielo
colori che lambiscono il guardo

Il sole è già alto
pronto a cadere

Scarne pietre colorano le ceneri
e gli arti fermi

Ai vivi il ripetersi teatrale delle parti
Le idee chiedono ai tempi
Tremolanti lampade resistono al vento

Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969)
Per maggiori informazioni sulla raccolta
clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti”

A Accattone e Accattoni (Non dizionario)


Chi vive elemosinando. Mendicante abituale Sin. : barbone
“và a laurà … a laurà barbun”.
Ma che cazzo ne sai della sua vita, di quello che gli è successo? Ti sembra piacevole starsene all’angolo della strada e chiedere l’elemosina, dipendere dall’atto di grazia di chi passa? Sei disposto a sentire la sua lunga storia e aiutarlo a trovare un lavoro? E allora è meglio dar via quella stupida monetina e sentire anche un po’ di vergogna quando gliela consegni.
La monetina leva dall’impiccio, ma può bastare per il primo e forse per il secondo accattone, ma quando se ne incontrerà un terzo e poi altri dieci anche il più caritatevole dovrà abituarsi all’esercizio del no.
E’ sul plurale che la tragicità individuale diventa tragicità sociale. Il plurale Accattoni agli inizi del secondo millennio è un plurale di ordine mondiale; i poveri sono proprio tanti e solo una sorta di ritegno morale degli stessi poveri frena l’esercizio della pratica di accattonaggio. La società planetaria a capitalismo selvatico è accompagnata dal plurale Accattoni.
Accattone nel cinema di Pasolini
testamento di accattone
immagine tratta da

La giostra

Uomini
con un fardello più o meno grave
vanno
I forti tengono la strada
il magro carco cede il passo
sudato
senza respiro
s’accascia
cade
Guardano e passano
alcuni calpestano
Col capo senza vita
bacia la terra e muore
Ora si fermano
guardano
si commuovono
qualcuno piange
nessuno si sente colpevole
“E’ sempre stato così”
Frase fatta
d’inumana saggezza
Rea giustizia ammantata di fango
Sopportare
Una bara in paradiso
.
Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969)
Per maggiori informazioni sulla raccolta
clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti”

eseguita la pena di morte su Troy Davis

La pena

Da qualche parte del mio paese
nelle città annerite
in campi di fango
c’è chi parla della giustizia come morte

Sento lo stridio dei denti
che allontana la pietà per l’ innocente boia

Non mi resta che cercare una fascia nera
un crisantemo bianco
e cancellarmi



francesco zaffuto


dalla raccolta Parole nel tempo

Pezzi

Camminare sempre
senza fermarsi
correre verdi piani
aride sabbie
monti

Senza fermarsi
passi
paesi
genti

Non sostare
per parlare
Solo vedere
senza guardare

Passerà il giorno e la notte
senza mostrarsi diversi

Tentativo di fuggire
oltre
i pungoli ticchettii del tempo

Vagabondare senza meta

Sognare un’isola
una radura dove fermarsi

Riposare le ossa stanche
e riprendere a sognare
un altro mondo

Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969)
Per maggiori informazioni sulla raccolta
 clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti”

La mia fronte

La mia fronte
collina di desideri
di dirupi
di dune
di dinieghi
di disperanti
nel suo deliberare rugosamente s’aggrotta
caduco si fa l’ambire
.

dalla raccolta Altra età

A Abbastare ed Abbisognare (Non dizionario)


A

Abbastare ed Abbisognare
Lu picca m’abbasta e l’assà m’assuperchia(proverbio siciliano che può tradursi in: il poco mi basta e l’assai si soverchia)

Il proverbio può essere inteso per rabbonire quelli che hanno poco ad accontentarsi, come può essere inteso per porre un limite alla ricchezza. La misura delle cose certo varia se esse si guardano da un punto di vista individuale oppure da un punto di vista collettivo. Ma si può individuare almeno un metodo: prima di fare l’elenco di ciò che può Abbisognare è giusto fare l’elenco di ciò che può Abbastare.

Abbastare
Abbastare, come parola, mi sembra più forte di bastare, forse per via della A posta dinanzi che gli conferisce la sonorità della primaria vocale.

Prima di abbastare agli occhi del mondo occorre abbastare a se stessi, ragionare sui propri bisogni, desideri e limiti. Si può arrivare a convenire che i bisogni essenziali sono limitati e distinguere tra bisogni necessari e quelli superflui.

Abbisognare
L’uomo sociale ed economico viene descritto come un pozzo inesauribile di bisogni, eppure l’uomo in natura ha bisogni limitati; una società attenta all’uomo dovrebbe avere cura dei bisogni necessari.

.

Su abbastare e abbisognare vale la pena di leggere la Terza Satira di Ariosto, nota per alcuni versi come

In casa mia mi sa meglio una rapa

ch’io cuoca, e cotta s’un stecco me inforco

e mondo, e spargo poi di acetto e sapa,


che all’altrui mensa tordo, starna o porco

selvaggio; e così sotto una vil coltre,

come di seta o d’oro, ben mi corco.

.

immagine - pomodori su un balcone

Le croste

Le croste

Lascio a chi vuole
il giorno memorabile
lussurioso di potere
salato di morte
cimentoso nei sensi
maleodorante di gloria

Carico di croste di passato
le dispongo a mosaico perenne
per ricordare
anche un solo lamento


Roma gennaio 1980
dalla raccolta Altra età

A Abbaglio (Non dizionario)

A Abbaglio


Se cerchiamo velocemente su un dizionario troviamo: errore, fraintendimento SIN svista. Qualche dizionario ci dice anche: raro, Abbagliamento, splendore abbagliante. E ancora: alterare momentaneamente la vista con luce troppo viva.
L’abbaglio allora è un errore molto particolare che può derivare dall’oggetto osservato che presenta una qualche qualità lucente; come anche derivare dal soggetto che osserva e che reggendo poco alla luce facilmente cade in confusione e chiude gli occhi immaginando realtà che non esistono.
E’ facile lasciarsi abbagliare dal bello o da ciò che percepiamo come bello, allora gli abbagli in amore possono essere tanti.
C’è un particolare abbaglio che accade in politica quando le masse cominciano a guardare all’uomo del destino, all’uomo che potrebbe risolvere tutti i loro problemi. Quell’uomo assume una particolare qualità, anzi pare possedere tutte le qualità che tu vorresti avere; anzi tutte le tue qualità che pensi di avere e che per mala sorte non riesci ad esprimere. Affidarsi a quell’uomo diventa la possibile soluzione di tutti i problemi. E da qui gli abbagli dell’umanità che la Storia ci narra. Per uscire dall’abbaglio politico spesso si impiegano diversi decenni, anche perché l’abbaglio lo avevano preso in molti. La tecnica per uscire da questo abbaglio politico potrebbe essere: cominciare a capire che tutte quelle qualità in fin dei conti tu stesso non le hai, che le qualità non si racchiudono tutte in un solo uomo e che è necessaria la faticosa collaborazione di tanti uomini per far fare un passo all’umanità.

.
Immagine – l’uomo del destino – acquarello

Per le altre parole vai al link NON DIZIONARIO

A Abbassarsi (Non dizionario)

un'altra parola con la A di questo Non dizionario

A
Abbassarsi



Se serve per raccogliere qualcosa è un gesto sicuramente utile.
Ma abbassarsi di fronte alla prepotenza di un superbo, di fronte a una norma ingiusta … abbassarsi per sopravvivere è un atto doloroso e umiliante.
Nell’abbassarsi ci si può irrimediabilmente spezzare, oppure rialzarsi come un giunco appena è passata la piena delle acque.
L’essere giunchi e abbassarsi di fronte a qualcosa di più forte e di più autorevole (anche per il suo portato di forza della natura o di forza divina) può essere una qualità necessaria per procedere nel proprio cammino.
I giunchi erano le uniche piante che Dante vide sulla spiaggia del Purgatorio, e Virgilio, per indicazione di Catone, cinge Dante di un giunco prima della salita del monte.
Allora abbassarsi ma solo per nuovamente erigersi.
.
Immagine i giunchi sulla spiaggia del Purgatorio – acquerello

Per le altre parole vai al link NON DIZIONARIO

A Abbandonare ( Non dizionario)

Con questo post inizio una specie di un "Non dizionario". Una specie di grande viaggio nei grovigli delle parole.


Comincio dalla A

A



Abbandonare



In ogni caso dovremo abbandonare anche le persone e le cose più care. Dovremo abbandonare anche le cose non fatte, le aspirazioni più celate, gli ultimi impegni e le ultime promesse. Abbandonare, partire, morire. Dopo un abbandono o in seguito a una partenza ci può cogliere la nostalgia, un sentimento struggente, una miscela di piacere misto a dolore. A volte quella nostalgia riesce a produrre momenti poetici e versi e a volte crea una vertigine di struggimento che ci impedisce ogni azione. Quale tipo di nostalgia ci può cogliere dopo la morte? Percependo la nostalgia Omero descrisse l’Ade nel suo aspetto struggente. Se facciamo riferimento ai Veda quella nostalgia può crearci un nodo capace di riportarci ad una nuova reincarnazione impedendoci di raggiungere l’assoluta liberazione, Brahman ( l'unità cosmica da cui tutto procede). In ogni caso dobbiamo abbandonare.
Immagine – papaveri rossi tra le colonne dell’Acropoli di Atene

Per le altre parole vai al link NON DIZIONARIO

La fame

La fame

Cavalli
irti sulle zampe
in una stalla senza luce
Non dormono
Con gli occhi aperti
guardano fuori
Non c’è fieno
L'hanno rubato gli uomini

Uomini smagriti
incavati nell’osso
con gli occhi guardano le piaghe
che coprono le carni
Con la mente gridano in silenzio

Le mani oggi vuote
il giorno dopo al ferro
.

Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969)
Per maggiori informazioni sulla raccolta
 clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti”

E’ arrivata l’estate


E’ arrivata l’estate. Capiterà a tutti di stare in giro cercando un ristorantino dove riposare, mangiare qualcosa, magari bere anche qualcosa. Attenti al bere!

Ricomincio

dedicata

a mio figlio


e a tutti i giovani


senza lavoro e precari




Ricomincio

Dopo aver finito ricomincio

Sento che posso essere finito
ma ricomincio

Tralascio il prima e rinnovo il dopo

Ricomincio e un’ansia nel cuore
mi sospinge la mente
a cercare di nuovo qualcosa

Ricomincio e si rinnova la fredda persuasione
di non aver fatto

Ricomincio e mi ribolle il sangue

Gli occhi s’alzano innanzi

.

Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969)
Per maggiori informazioni sulla raccolta
clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti”

Un’amara conquista

Cosa vorranno dire gli uccelli che virano al mare
quando l’acqua salata scompare
a forma di schiuma e si stagna?
Forse quegli uccelli
tramuteranno le loro ali
a forma di code di serpi
Lacrime scendono
al volto degli uomini
per la gioia di un’amara conquista




 Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969)

Per maggiori informazioni sulla raccolta
 clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti”

Uomini e topi



Uomini e topi

C’è chi ha comprato un rifugio antiatomico
Lo ha sistemato sottoterra nel giardino della propria villetta
Morirò
“trafitto da un raggio di sole”
ai primi timidi bagliori dell’alba
moriremo guardando il cielo
disintegrati nell’azzurro
Pochi altri vivranno
chiusi come topi nei cunicoli dei loro bunker
contando i giorni
masticando scatolette di vecchie carni
tenendo stretto il gruzzolo d’oro
salvato all’ultimo momento
nascosto tra l’ispida pelle di ratto


giugno 1986
dalla raccolta Altra età

Il nucleare che sia di pace o di guerra è una forma di negazione della vita.
Oggi alcuni giovani di Greenpeace per protesta stanno chiusi in un bunker sottoterra fino al giorno del referendum.
http://www.ipazzisietevoi.org/public/?vid=vttWH7cJaw4

Immagine – l'entrata di un vecchio bunker antiatomico

Passaporto



Passaporto

Abbiamo bisogno tutti
di un passaporto

Chi non ce l’ha
corra a farselo
...presto

Perfettamente vidimato
bollato
vistato
pronto per una terra lontana

E’ estremamente necessario
sia per il paradiso
che per l’inferno

Poesia tratta dalla raccolta Scritti selvaggi di Francesco Zaffuto (1976/1978)
Per maggiori informazioni sulla raccolta 
clic su raccolta di poesie “Scritti selvaggi”


Immagine – posto di frontiera

La pentola degli ultracorpi



(una favola nucleare)

Era una sera dei primi giorni del maggio 1986, dopo avere ascoltato le notizie del telegiornale , ero andato a salutare i miei bambini, la solita richiesta: “ci racconti una favola?” Cosa raccontare se avevi sentito poco prima che era meglio evitare di comprare la lattuga per via del cesio? Cominciai …. stentatamente….

C’era una volta …. sì, una volta, in una parte di mondo, un paese chiamato … chiamato … Paese di … di… Lillibabbuzzi.

La vitturina del ‘56


Oggi mio padre avrebbe compiuto gli anni, 106, gli dedico questo racconto che ha origine da un suo racconto che mi narrò tanti anni fa. Mio padre era frenatore delle ferrovie dello Stato, un giorno io gli chiesi: “Perché non hai fatto carriera, visto che un po’ di scuola ce l’avevi?”. Mi rispose: “Il mio successivo avanzamento di carriera sarebbe stato quello di controllore e io voglia di controllare no ne avevo, sapessi quanta gente negli anni cinquanta prendeva il treno senza biglietto, dovevi pigliarli e accompagnarli nella stazione successiva al comando di polizia …”. E mi narrò una storia che dopo tanti anni ho cercato di scrivere. (nota - ho preferito chiamare quel treno vitturina, storpiatura popolare che è rimasta nella mia memoria di ragazzo, nelle ferrovie la chiamavano littorina)

La vitturina del ‘56

casa del diavolo (la)


LA CASA DEL DIAVOLO

Tanti anni
giorni
notti
soprattutto notti
di studio
a bruciare gli occhi
Con la mente e il cuore
colmi di desideri
Con il cranio pieno
di analisi
analisi

Ora so dove sta
di casa il diavolo

Ci giro attorno
senza osare
bussare alla sua porta

So dove sta
di casa il diavolo

Il terrore mi percuote le notti
Il coraggio
la mia primitiva violenza
perduti
negli occhi concilianti
e subalterni
di gente buona
che lavora e suda
per consumare
per tacere
e per essere sfatti dalla Storia
La mia primitiva voglia
di distruggere
per amare
riposta
La mia spada
nascosta sotto il cuscino
non mi fa dormire
e mi punge le orecchie
nella notte
La notte diventa
lunga
Sopportare
tollerare
un’immobilità eterna
Ripetendo nulla
nulla
fino agli spasmi

So dove sta
di casa il diavolo

Distruggerlo
in un a sola notte d’inferno
liberare la Storia
sentire un fragore di sorrisi
librarsi con il vento
girando per il mondo

So dove sta
di casa il diavolo
e diventa un dio
la sua casa
si fa grande
una fabbrica immensa
una catena lubrica
che riproduce il segno
Ogni giorno
i conti con lui
alla cassa
negli occhi gialli del mercante
alla cassa
negli occhi subalterni
e in quelli concilianti
E le lunghe notti
percorse dai dilemmi
diventano quasi un’oasi di pace

Ora mi riposo
e piango
Mi aggrappo
a uno scompigliato groviglio di versi
provo
a disegnare
tratti d’amore scivolando
su volti di madonne
e allargando il canto
tento
di abbracciare ancora una volta
il mondo.

.

dalla raccolta Alla ricerca di un dopo

A FORMA DI BESTIA


Avrei preferito nascere
aquila
e solcare il cielo preparando giacigli
su inaccessibili cime

Avrei preferito nascere
serpente
e strisciare velenoso
ammaliando ogni animale

Lupo
e rifuggire ogni contatto con il civile
incutendo nell’ululare paura
nelle notti

Sono nato uomo
e tra tanti
non mi riconosco
e rimango a brandelli
cercando nei sociali spazi
un ordine governato d’amore
.
.
dalla raccolta Alla ricerca di un dopo

Uomo

UOMO

Poco più di una pietra
bruciata nel sole a mezzogiorno

Poco più di un albero
che affonda le radici
e si scuote ai venti bisbigliando

Poco più di una scimmia
alla riva di un lago
fa i versi alla sua immagine
che si scorge appena
fra le acque increspate
.
.

dalla raccolta Alla ricerca di un dopo