Home page -Comunicazioni Questo blog non rappresenta un testata giornalistica e non viene aggiornato periodicamente – raccoglie opere © di francesco zaffuto

dinosauri

(immagine – “i segni dell’acqua” rilievo materico con tecnica mista © marco mirzan)



I DINOSAURI

L’enorme cumulo di escrementi
di oggetti abbandonati
I corpi ora pingui
ora macilenti
ora levigati
laccati
Il tempo perduto per inseguire
linguaggi di macchine insensate
Lo spazio infinito
che mai pareva bastare
Gli enormi formicai
i loculi attaccati l’un l’altro
Gli ori nelle casseforti
le bombe nelle cantine
Ma i numeri non bastavano per contare le stelle
e il tempo scivolava via inutilmente
L’enorme caos
quelle idee confuse
le fauci
i denti aguzzi
quel vorace indigesto impazzire
il tutto inghiottito
la memoria abbandonata in macchine parlanti
l’esplosione dell’io agglutinante
l’irrefrenabile desiderio di perdersi
l’estinguersi fagocitando
il senso della morte sfuggito
e la morte accanto

(dalla silloge “Canto alla terra” inserita nella raccolta Canto alla terra - Ascoltando )

Ancora su Moro



Alla luce delle recenti rivelazioni su una possibile trattativa con la mafia per salvare uomini politici minacciati, Pierluigi Battista si chiede se la linea della fermezza adottata dallo Stato nella vicenda Moro fosse giusta (Corriere della sera del 20 ottobre 09).

Nell’ultimo libro di «controstoria», Cossiga pare offrire spunti nuovi. Se non rivelazioni inedite in grado di ribaltare il senso di quegli avvenimenti, un accento umano non scontato, una prudente apertura alle ragioni della famiglia Moro.
Moro fu un eroe per forza costruito dalle Brigate Rosse e dallo Stato, con le sue lettere Moro invitava a pensare al senso della vita, ma le sue parole accorate e drammatiche non furono ascoltate.
Quell’anno scrissi dei versi crudi su quella vicenda, li propongo, visto che quella ferita della Storia pare ancora non rimarginata.

L’eroe

(dedicata ad Aldo Moro che, vicino alla
morte, con le sue drammatiche lettere,
seppe guardare alla parte più preziosa
della vita)



Pura lega di acciaio
e filamenti d’oro la sua tempra
Un corpo disfatto tace
attende la lussuria dei vermi
Rami di alloro
alberi di alloro
foreste
pronti alla mistura
per un fiume di oppio
Miracoloso unguento
per le insane budella sociali
Lenire
Mostra salute la morte
Nessun vomito comatoso
solo commozione in presenza dell’eroe
Esultino i mezzi uomini
riscoprano la loro sociale virilità
Un grande enorme membro
troneggia
tra le gambe macilente
Noi siamo
noi possiamo
noi vendichiamo
dichiariamo solenni
Socialmente composti
e solenni

Ma ora lasciate
che io parli
non mozzatemi la lingua
con questa vostra solennità

Un albero è un albero
per le sue radici e le sue foglie
Un fiore è un fiore
per i suoi odori
colori e mutamenti
La capra fissa nel vuoto
e col suo guardare
ti trapassa masticando
L’uomo è uomo
per i suoi nervi
per il suo cuore che incalza
per la sua mano resa malferma dal pensiero

Ascoltate me
l’eroe
Non straziatemi con la vostra Storia
ora so di non conoscerla
non c’era
non era mai esistita
Inventata
per instupidire gli alunni di una scuola
Inventata
per cementare ruderi cadenti
Inventata
per reinventarla ancora

Non deponetemi su questo altare
non sarà l’incenso a ridarmi il fiato
se mi fugge l’odore dei campi

Se la vostra legge è la morte
allora la vostra società
la giustizia
lo Stato
le chiese
le strade
i ponti
tutto sa della vostra morte
Ma lasciate che io muoia di me
che mi accompagni il silenzio
e che possa vagare negli spazi
senza il peso delle vostre opinioni


Poesia tratta dalla raccolta Scritti selvaggi di Francesco Zaffuto (1976/1978)
Per maggiori informazioni sulla raccolta
 clic su raccolta di poesie “Scritti selvaggi”


E ti scoppia un treno a due passi da casa

Probabilmente

Vivo schiacciato dentro una percentuale
Ancora qualche tempo
per respirare l’aria del mattino
per carezzare con lo sguardo i papaveri rossi stesi tra l’erbe di maggio
poi numericamente annientato
nella percentuale degli incidenti
in quella degli appestati
dei morti in guerra
di fame
di stenti
o dei fortunati compianti morti di vecchiaia

Consolato
aspetto
granello di sabbia in un deserto di numeri



(dalla raccolta Altra età di francesco zaffuto)


http://www.lacrisi2009.com/2009/07/lincidente-probabile-e-linutile.html

Chernobyl


Chernobyl

Nano curie
pico curie
rem
Cosa è aumentato?
Non so
Ma certamente
è diminuito
il piacere di vivere


maggio 1986
(dalla raccolta Altra età © francesco zaffuto)

Tienanmen


Tienanmen

Da oriente odo un rumore di carri
che mi precipitano
Aspetto solo
il disegno del sole tra le nubi

giugno 1989



(dalla raccolta Altra età © francesco zaffuto)

(immagine “il tramonto dell’ideologia” © francesco zaffuto)

le parole e il terremoto


più
di 40 anni fa,
in occasione del
terremoto del Belice,
ho scritto alcuni
versi amari.
Auguro ai nuovi
terremotati
dell’Abruzzo
un futuro
migliore.

Valle del Belice

Panico
misto a dolore
che umilia lo sguardo
di colui che cerca il suo
tra cose che marciscono distrutte
Il suo delle cose
il suo degli amori
dei pianti
delle ansie
dei pochi momenti felici
delle illusioni che scompaiono
dietro mucchi di pietre cadute
E noi siamo vecchi
e il magma della terra
ancora ribolle
assesta colline e monti
in nuovi ordini
in un corollario disumano
ignorando le genti
Poi le jene
i corvi
i falchi
gli spolpatori di cadaveri
le genti dall’occhio furbo
i migliori che abbiamo
i più onorati nei pregi
pronti a saltare sulle ultime membra
che rimangono ancora a brandelli sulle ossa
e spolpare con foga indigesta
E noi restiamo stupidamente vecchi
mentre il magma della terra ribolle
assesta colline e monti


Poesia tratta dalla raccolta Vento da queste parti di Francesco Zaffuto (1966/1969),  chi 

Per maggiori informazioni sulla raccolta
clic su raccolta di poesie “Vento da queste parti” 


I miei libri a mano

I miei libri, tranne uno, sono assolutamente artigianali, scritti, stampati e rilegati con le mie mani ed editi in proprio in un numero di copie limitate. 
Di alcuni libri ho disposto in rete la fruizione integrale gratuita sul mio blog.

La copia cartacea del libri può essere richiesta scrivendo una mail

I prezzi indicati per le copie non compensano certo la mia fatica artigiana e mi aiutano solo a coprire i costi di carta e inchiostro per la stampante.
13/01/11 francesco zaffuto




Teatro




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La sorte


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Poesia







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Saggistica 




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Scritti selvaggi


In questa raccolta ho messo insieme le poesie scritte tra il 1976 e il 1978 che non sono state inserite nella raccolta “Alla ricerca di un dopo” anche se appartenevano allo stesso periodo della mia vita. Per la particolare durezza di alcuni versi ho scelto il titolo “Scritti selvaggi”. Sono divise in tre parti, forse meglio, sono aggrovigliate in tre parti del grande groviglio umano: nei grovigli del sociale, nei grovigli del sesso e dell’amore, nei grovigli delle parole; oltre tali grovigli l’appuntamento pare solo con la morte.

SCRITTI SELVAGGI -  raccolta di poesie - pag. 53
 di Francesco Zaffuto © Copyright marzo 2009 
Recupero spese stampa € 8,00 + € 3,00 spese spedizione 
Per richiedere copia scrivere a 
zafra48@gmail.com

Vento da queste parti


Raccolta delle poesie giovanili degli anni 1966 – 1969.
Questa raccolta è nello stato in cui si trovava quaranta anni fa: una specie vecchia foto.
Non ho voluto ritoccare la vecchia foto; la carta un po’ lacerata e i colori leggermente alterati fanno parte integrante della stessa immagine.
Quei tre anni, dal 66 al 69, oggi sono lontani, il passaggio di quarant’anni ha prodotto cambiamenti fisici nel mio copro e nella realtà che mi circonda; mi sorprende di scoprire che ancora dentro di me alberga un qualche desiderio. Dire “ricomincio” a sessant’anni fa un po’ ridere, eppure è un modo che ci accomuna tutti quando s’alza il sole al mattino.


VENTO DA QUESTE PARTI raccolta di poesie - pagine 60 -
 di Francesco Zaffuto © Copyright ottobre 2008 Francesco Zaffuto € 8,00 + € 3,00 (spese spedizione)
Per ordinare copia scrivere a  zafra48@gmail.com


Alla ricerca di un dopo


In questa raccolta sono inserite di poesie degli anni tra il 1976 e il 1978 che fanno parte dello stesso periodo della raccolta “Scritti selvaggi” ma hanno come filo conduttore la ricerca di un dopo. Il dopo è il filo conduttore dell’umano, necessario all’esistenza umana, un’esistenza che rischia annegare nel travaglio del presente e nella nostalgia del passato. Un dopo che ci universalizza e che può volare oltre la morte stessa.
Alla ricerca di un dopo  raccolta di poesie – pag. 47
 di Francesco Zaffuto © Copyright giugno 1988 - Cultura duemila editrice - Ragusa

SALVARE QUALCOSA


dramma in tre atti


Dramma sulla vita di San Francesco d’Assisi negli anni che vanno dal 1221 fino alla sua morte nel 1226. Quel periodo della sua vita presentava un nucleo drammatico complesso: salvare l’iniziale scelta di povertà e di vita secondo il Vangelo, mantenendo una indiscussa obbedienza alle gerarchie della Chiesa cattolica, con un Ordine di frati in continua espansione e in un’Europa dove si diffondevano accuse di eresia.
Quale poteva essere il travaglio di Francesco d’Assisi di fronte ai primi contrasti dentro l’Ordine?
L’accusa di eresia aleggiava per tutta l’Europa e Francesco si impegna con tutte le sue forze nel tentativo di salvare qualcosa; salvare il nucleo centrale del suo messaggio di carità.
Il primo atto del dramma è ambientato a Roma nel maggio del 1222, data di un importante Capitolo dell’Ordine francescano. Nel secondo atto la decisione di Francesco di partire per la Verna. Il terzo atto si svolge in San Damiano, nel monastero di Chiara, dove Francesco, di ritorno dalla Verna, trascorre da infermo un breve periodo e compone il Cantico delle creature.
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SALVARE QUALCOSA dramma in tre atti di Francesco Zaffuto © Copyright febbraio 2009
€ 7,00 + € 1,50 (spese spedizione) (pagamento tramite bollettino c/c postale inviato insieme alla copia) per richiedere copia scrivere a zafra48@gmail.com

RACCONTI E DIALOGHI

IL TRENO SCOMPARSO



Autobiografia bidimensionale di Francesco Zaffuto, curatore di questo blog








(immagine – “ritratto di francesco zaffuto 1979” matita © maria luisa ferrantelli)


Autobiografia bidimensionale di Francesco Zaffuto, curatore di questo blog

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dimensione sintetica
Francesco Zaffuto, nato in provincia di Agrigento, nel 1948, risiede a Caltanissetta per tutta la giovinezza, si trasferisce a Milano nell’età matura, vive oggi in Monza. Sociologo, ex insegnante di economia aziendale, ex sindacalista,ha scritto alcune raccolte di poesie e alcuni drammi teatrali, informazioni sulle opere su questo blog; per le opere di pittura e consultabile il catalogo suhttp://cronachedicolori.blogspot.com/

dimensione allungata


Per quanto possa si entrare nei dettagli, narrare di una vita è sempre parziale.
Mi chiamo Francesco Zaffuto – sono nato a Grotte in provincia di Agrigento nel 1948. Mio padre Federico, frenatore delle Ferrovie dello Stato, e mia madre Vella Letizia, casalinga, riuscirono a tirar su dignitosamente una famiglia con quattro figli e il solo stipendio di mio padre in un dopoguerra difficile.La mia famiglia si trasferì a Caltanissetta, agli inizi degli anni ’50, trascorsi l’infanzia e la giovinezza in questa piccola città del centro della Sicilia.

Debbo essere nato con problemi di salute, mia madre mi considerava un miracolato e ogni anno faceva un viaggio di ringraziamento a Naro nella Basilica di San Calogero. I problemi di salute li ho incontrati di nuovo a dieci anni, ho rischiato di passare all’altro mondo per difterite. Della mia vita di bambino ricordo soprattutto le persone più grandi di me: mio padre ferroviere che si alzava di notte per andare a lavorare, il suo intrattenersi a giocare con me e il suo portarmi al cinema; mia madre che mi elevava alle riflessioni religiose portandomi spesso in chiesa e conducendomi a tutte le processioni; le mie sorelle Rosalia ed Elvira e in particolare Venera a cui io raccontavo tutte le cose che mi passavano nella mente di bambino; la nostra padrona di casa, una cara vecchina Giovannina Giammorcaro, che mi raccontava racconti buffi e storie miste di realtà e mistero; il maestro Taibbi delle elementari che aveva una straordinaria capacità di insegnare. Quelli che consideravo eventi importanti erano: l’andare al mare con mia madre a Porto Empedocle; l’andare a Grotte in campagna dai miei cugini e riuscire a meravigliare mia cugina Anita costruendo dei giocattoli di cartone.
E' l’evento della morte che segna la fine della mia fanciullezza: avevo undici anni quando vidi morire quella vecchina che mi raccontava le storie e dopo meno di un anno vidi morire mia madre. Mentre l’ipotesi di morire io stesso di difterite l’avevo percepito come uno strano possibile viaggio, la morte degli altri ora la percepivo come un assurdo incomprensibile, percepivo l’assenza e sentivo dentro un specie di rabbia.
Inizia la lunga adolescenza, gli innamoramenti, l’incapacità di rapportarmi con una donna. Dipingo e scrivo poesie; ma rimango costantemente impelagato in tante altre cose. Mi iscrivo all’azione cattolica, ma il rapporto con la religione non fa che aumentare i miei dubbi e l’ansia di ricerca. Ho un breve rapporto con il teatro e la recitazione, trovo quell’esperienza affascinante; ma nel contempo vengo risucchiato dal cosiddetto reale sociale.Tra il ’67 e ’68 c’è qualcosa nell’aria che pare avvolgerti, il palcoscenico della Storia, dove si recita senza un copione. Una specie di sogno realizzabile: il socialismo, il comunismo, una società senza classi, un mondo felice.Completo gli studi prendendo il diploma di Ragioniere e vado iscrivermi alla facoltà di Sociologia di Trento, è il 1968.

Nel 1968 Caltanissetta, insieme a un gruppo di amici, fondiamo quella che chiameremo Lega Antiautoritaria; cosa siamo, non si capisce bene, forse anarchici, forse marxisti, certo è che riusciamo a fare delle lunghissime discussioni. Dopo quelle lunghissime discussioni, accompagnate da manifestazioni e documenti, in molti decidiamo di diventare marxisti leninisti filocinesi. Finisco di scrivere la raccolta di poesie Vento da queste parti, la sto pubblicando, poi abbandono; c’è quel grande groviglio di cose da fare che diventano sempre più importanti.

Dal ‘69 a ’72 conduco una specie di rivoluzione fantasiosa insieme ai marxisti leninisti in Sicilia; attraversiamo le campagne con grandi bandiere rosse, raccontiamo un sacco di cose a cui crediamo noi stessi; per questa qualità del crederci riusciamo ad essere convincenti ed ad aumentare i seguaci. Manifestazioni, comizi, incontri, riesco a raccogliere un cospicuo numero di denunce che si trasformeranno in successivi processi; non fatti sovversivi ma parole, manifesti in divieto di affissione, eccessi verbali come richiami all’insurrezione e offesa al Presidente della Repubblica, quanto basta per ricevere alcune condanne e rischiare di finire in prigione non per la rivoluzione ma per l’immagine della rivoluzione. Qualche dubbio mi coglie, ma la posizione che rivestivo di segretario provinciale del gruppo seppellisce i dubbi che stavano sorgendo, perché c’è tanto da fare e i dubbi si possono rinviare per un’analisi successiva. Ci sono sempre cose più importanti da fare, e sempre per i marxisti-leninisti filocinesi mi trasferisco a Milano, vado a lavorare al giornale e curo gli articoli di economia del giornale di partito “Servire il popolo”; gli anni dal 72 al 74, scorrono velocissimi.

Sul finire del 1974 mi sembrava che il miraggio del comunismo si fosse allontanato e che la rivoluzione si rivelava schizofrenica. Il movimento non si espandeva più sul piano del consenso e si manifestavano due dati tragici: da un lato una Cina che rivela tutte le contraddizioni di una rivoluzione culturale enfatizzata e al tramonto ( non era facile comprendere quello che era accaduto a Lin Piao e alla cosiddetta banda dei quattro); dall’altro lato quello che accadeva in Italia, alcuni gruppi, come le Brigate rosse che si professavano di fede marxista-leninista, avevano puntato sull’accelerazione della Storia con una incomprensibile lotta armata. Il sogno fatto di parole cominciava a rivelarsi vuoto nei contenuti e tragico nelle conseguenze. Un fatto contingente mi fa lasciare Milano, non posso più rinviare il mio servizio di leva militare.

Nel ’75, durante il servizio militare, comincio a riorganizzare i miei esami per completare la laurea in sociologia, ma vado riorganizzando anche i miei pensieri e incontro Tolstoi con la lettura di Guerra e Pace; attraverso quelle pagine comprendo che eravamo tutti dentro un desiderio e dentro la tragedia della Storia. Nel ’76 ritorno a vivere a Caltanissetta, inizia per me un periodo di riflessione profondo che mi allontana definitivamente dal marxismo-leninismo come verità indiscussa. Anche questa volta incontro la morte, quella di mio padre; la mia reazione alla morte è diversa, non più assenza e rabbia, ma una grandissima nostalgia degli affetti e del passato.

Nell’ottobre del ’76, con un po’ di ritardo per la parentesi politica, mi laureo il Sociologia con una tesi dal titolo “La questione meridionale nelle ipotesi dei gruppi marxisti-leninisti”.Alla fine del ’76 ritorno di nuovo a Milano ma questa volta per cercare un lavoro. Collaboro alla redazione del Dizionario enciclopedico delle opere della Bompiani e comincio ad accettare alcune supplenze nella scuola. Gli anni che vanno dal 76 al 79 sono per me anni di ripensamento e di riflessione, porto a compimento due raccolte di poesie (Scritti Selvaggi e Alla ricerca di un dopo), comincio le altre due raccolte (Canto alla terra e Ascoltando) che completerò successivamente. Sono consapevole di avere fatto delle scelte politiche poco meditate e non intendo ripetere errori; mi rivolgo allo studio della Storia e della politica sotto il riflesso sociale e umano, incontro un autore come Solženicyn che mi permette una riflessione profonda sugli orrori dello stalinismo.

Gli anni tra il ‘78 e l‘80 sono anni importanti sul piano affettivo, conosco Maria Luisa che diventerà la mia compagna e nascono i miei due figli Dafne e Federico, non mi aspettavo una così grande fortuna dalla vita.Il mio lavoro come insegnante comincia a stabilizzarsi dopo anni di precariato: insegno Ragioneria, e anche se la Ragioneria mi piace poco come materia mi impegno al massimo per insegnarla bene.Mi interesso alla mia professione di insegnante e insieme ad un gruppo di docenti di Milano partecipo nel 1988 alla fondazione della GILDA degli insegnanti. Per più di venti anni, oltre alla scuola e alla famiglia, mi dedico all’Associazione GILDA degli insegnanti rivestendo in alcuni di anni l’incarico di coordinatore provinciale o regionale. Negli spazi solitari mi dedico sempre alla pittura, alla poesia e a scrivere alcuni appunti di un trattato sulla libertà (trattato che ancora oggi taglio e riscrivo e non so se riuscirò a portarlo a termine prima di lasciare questo pianeta).

Passano alla velocità della luce trenta anni, mi accorgo che i peli della barba sono diventati bianchi, che sono più stanco quando faccio le cose: decido di andare in pensione. Cosa fare da vecchio? Si cade subito nel regime degli ex: ex politico, ex insegnante, ex sindacalista. Ma voglio solo continuare a studiare, scrivere qualcosa e dipingere.
E’ il 2007, ho appena preso la decisione di andare in pensione, e incontro ancora una volta la morte. Questa volta l’incontro con la morte è terribile: è la morte di mia sorella Venera per sindrome di Lyell dopo 58 giorni di feroce agonia e tutto a causa di un medicinale di nome “Allopurinolo”; mia sorella era una persona poco fortunata che aveva avuto ben poche cose dalla vita e la sua vita si concludeva con una morte atroce. .Mi assale un senso della precarietà del tempo e dell’assurdo della vita stessa che ancora mi pervade. Per lenire quella tragedia ho fatto ricorso alla tragedia: tra il 2008 e il 2009 scrivo quattro drammi teatrali: Il potere e la sua ombra, STORIA DI UN NIÑO, La vacanza, Salvare qualcosa; ancora oggi sono perseguitato da un dramma sulla “sorte” che non ho finito di scrivere.

Sempre nel 2009 ho iniziato ad affrontare il dramma della comunicazione. Con chi parlare? Solo con pochi amici che ogni tanto raramente incontri? I blog sono come la bottiglia di un naufrago lanciati nell’oceano di internet; ma forse possono servire come diario di bordo per gli ultimi anni di navigazione di questa mia vita.

Nella mia vita ho incontrato amici, di cui potrei parlare diffusamente per la loro preziosità e per l’importanza che hanno avuto nel dialogo dell'esistenza. Sarebbe necessaria una terza parte di questa autobiografia in modo che anche gli "altri" si venissero a collocare nella loro dimensione sostanziale; una necessaria tridimensione, quella che trasforma la vita in Storia umana; spero in futuro di riuscire a darne qualche traccia. Se qualcuno è arrivato a questo punto di conclusione delle mie note autobiografiche posso veramente dire che si è trattato di un raro miracolo, non posso che caramente salutarlo.

francesco zaffuto
(queste tracce - indipendentemente dalla data tecnica che porta il post - sono state chiuse alle ore 09,39 del 05/01/2010)