Non esiste il non fare, facciamo tutti qualcosa e in capo a sera spesso siamo stanchi e distrutti, ma mentre alcuni hanno un riconoscimento per quello che hanno fatto altri non hanno alcun riconoscimento e sono considerati disoccupati.
La disoccupazione è uno stato sociale di mancanza di riconoscimento una specie di disprezzo per l’essere umano.
L’uomo con il suo lavoro è riconosciuto nella società non solo come singola esistenza ma anche per le sue azioni e per le sue capacità.
La condizione di disoccupazione, con il mancato riconoscimento delle proprie capacità crea a chi cerca lavoro un grande malessere. Se alla condizione di disoccupazione si somma anche la mancanza di mezzi per sopperire ai bisogni primari l’insieme che si viene a creare è capace di dilaniare un singolo individuo e la stessa collettività. La condizione di disoccupazione emargina uomini e intere famiglie; crea sacche di attività ai margini della legalità; colpisce la vita affettiva; può provocare gravissimi squilibri psichici; e in casi estremi può portare al suicidio.
Quando i disoccupati sono pochi vengono considerati strutturali al sistema, quando dono tanto come sintomo di grave malessere per la società; ma alla disoccupazione occorre guardare per gli effetti devastanti che si producono in ogni singolo essere umano. Chi offre la propria disponibilità al lavoro va riconosciuto in sé come membro della società e va pagata la disponibilità al lavoro; anche se il pagamento non può avvenire nella stessa misura del lavoro effettuato almeno deve colmare i bisogni essenziali. Chi ha dato la disponibilità al lavoro può essere utilizzato in tutti i lavori socialmente utili. Qui non si tratta di socialismo o di capitalismo, si tratta di società umana o non umana.
Immagine tratta da internet http://www.gazzettadellavoro.com/disoccupazione-sud-allarme/72379/
Considerazioni in primo luogo umanissime!
RispondiEliminaBell'articolo e molto utile. Anche io faccio parte della schiera e mi ritrovo in molte considerazione che scrivi.
RispondiEliminasapere di non essere soli nel pensare è in qualche modo una piccola grande forza
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