DEFINIZIONE
Brutta
bagascia
la
Storia!
Bene si
ricorda
dei suoi
Nerone,
Caligola,
Hitler, Mussolini,
dei suoi
cesari veri e fasulli,
sovrani
e dittatori,
di
potenti santi
e
fottuti puttanieri,
di
intrighi orditi dalle cortigiane,
del nome
dei veleni,
delle
fameliche orge del potere.
Poi la
bagascia
diventa
mezzana di casino,
menzognera
e saputa nel suo fare;
parla di
economie,
strutture
e risultati,
di corsi
e ricorsi,
corteggiando
tutte le scienze,
ma
sempre con l’innato intento
di
prostituirsi al migliore offerente.
Tecnologie,
conflitti,
evoluzioni
del pensiero.
E mio
padre si chiamava Federico,
né primo
né secondo,
ma per
me era tanto,
la sua
lapide porta solo
la data
di nascita e di morte.
E la
Storia non ricorda?!
i suoi
mille dolori
prima
della morte e il suo tormento
e il suo
cercare la vita
e quelle
parole che non riuscì a dirmi
e il
martirio della scienza
e le
selvagge cure dei dottori
e i
tagli
e il
sangue
e i miei
tormenti,
mal si
ricorda la Storia?!
E mia
madre si chiamava Letizia,
riesco a
ricordare appena la sua figura.
Ho
cercato inutilmente
nel
libri di Storia
quella
di mia madre,
mi
sovviene il suo correre
e il suo
fare,
su in
terrazzo nella vecchia casa,
morì
prima di mettere piede nella casa nuova
fatta in
dodici anni di sudori,
era la
mia età e la vidi scomparire.
E gli
amici;
e le
migliaia di compagni;
Vittorio,
Angelo, Peppe, Giacomo,
Liborio,
Lillo, Emilio, Ignazio,
Alessandro, Giovanni ... e ...
e il mare dei discorsi;
e il mare dei discorsi;
Peppuccio
Cavalieri con il suo mondo
di
giustizia da venire,
Martino
col suo pessimismo,
(dove
sei Martino? Lascia la corda dell’impiccato
e vola
vola
più in
alto
manda
una luce da quella stella)
Di
Gregorio e le sue brocche,
Pietro e
le arringhe in ogni bar,
Cardella
e un dramma da dimenticare
(cosa
accadde quel giorno?
e tutto
sembrò rompersi in una miriade di pezzi,
quel
giovane sangue ti impedì di diventare vecchio)
E gli
altri
Modestino,
Eustorgio,
Di
Francesco, Rita,
e tutti
i Totò che ho conosciuto
e il
nostro partito
fatto di
fantasia
e di
poche lune.
E le
bandiere delle manifestazioni,
i
rumori, i canti.
Dove
sono i miei amori,
i
sorrisi e gli occhi,
le voci
e le parole
delle
donne che ho amato?
Anelli
attaccati anelano
l’un
l’altro
legati
da inscindibili rapporti.
La
nostra storia ancora da scrivere
e non
sapere come sarà scritta.
Mai
scritta?!
Urlata
Urlata
negli universi
Urlata
nell’infinito
Urlata
correndo nella ricerca d’amore.
E nel
nostro anelare
rimarremo
vivi,
stampati
nel presente.
La
scriveremo?
Si!
Coi
passi
mormorando
sul
selciato di una via.
1976
Poesia tratta dalla raccolta “Alla ricerca
di un dopo” di Francesco Zaffuto (1976/1978),
immagine - copertina di una rivista di Storia
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