A come Agnostico
E’ stato già detto tanto sulla posizione
dell’agnosticismo, da Protagora a Huxley. In queste note non intendo fare una esposizione di
riflessioni di vari pensatori, faccio solo qualche mia considerazione su cosa
intendo per agnosticismo e sul mio modo di essere agnostico.
Agnostico
vuol dire: essere consapevole di non avere conoscenza su una questione. Se la
questione è la deità, l’agnostico è colui che è consapevole di non avere
conoscenza della deità. L’agnostico non è indifferente alla questione della
deità, e non può essere confuso con l’atteggiamento dell’indifferenza.
L’agnostico non nega la ricerca della conoscenza, afferma soltanto di non
essere arrivato con la sua conoscenza. L’agnostico lascia aperta la porta della
ricerca e non chiude a nuovi spunti di conoscenza.
Si è
voluto spesso confondere agnosticismo ed ateismo, ma l’agnosticismo è in
antitesi con l’ateismo, l’ateismo ha delle sue certezze in materia di negazione
della deità, l’agnosticismo non ha certezze. L’agnosticismo altresì non è la
religione del dubbio ma è il dubbio nel suo contingente, in un particolare
momento e stadio della conoscenza. Se l’agnostico dice che non si potrà mai
conoscere la deità in qualche modo chiude e nega la sua posizione agnostica, la
posizione agnostica deve mantenere aperta la ricerca.
Ateisti
e credenti in una fede in qualche modo si somigliano perché hanno delle
certezze, l’agnostico è disposto ad ascoltare e a ragionare e non ha delle
certezze, aggiunge che è difficile avere delle certezze ma non afferma che è
impossibile. L’agnostico sa di non sapere, ha consapevolezza del suo limite.
Essere agnostici è una condizione individuale e provvisoria, un agnostico non
può appartenere al partito degli agnostici, perché il partito degli agnostici è
in contrasto con lo stesso agnosticismo.
L’agnostico, per il particolare stadio in cui
si trova, vogliono assorbirlo da una parte quelli che professano una fede e
dall’altra gli atei. L’agnostico sovente è disprezzato come mancante di
coraggio o come chi ha scelto una posizione comoda; non è né l’uno né l’altro, spesso
necessita del coraggio di restare isolato e la sua posizione di continua
ricerca può essere spesso scomoda e faticosa.
Nel mio
essere agnostico ho letto diversi testi di religioni e continuo farlo, ho potuto vedere come il tempo ha cancellato
tante credenze, e come il tempo ha lasciato in vita, e insoluti, i nodi più forti. Ho potuto vedere anche che
verità scientifiche che in passato si consideravano vere poi sono state
superate da nuove verità scientifiche. Religioni e scienza vagano come comete
nel tempo, e il tempo di ogni singolo uomo è breve e spesso deve rispondere a
quotidiani e miseri bisogni.
Sono
arrivato nel mio percorso solo a una breve considerazione: se Dio non c’è, continuerò a vagare senza un dopo; se Dio c’è, è sicuramente più buono di me.
francesco zaffuto
Altre parole su NON DIZIONARIO
Un piccolo trattato che chiarisce e distingue agnosticismo e ateismo. E non è ultimo il distinguo con l'indifferenza.
RispondiEliminaPer come la penso, gli unici ad essere certi sono gli atei perchè i credenti, in gran parte, scelgono ogni giorno di dare fiducia a un messaggio... a volte facendolo contro la propria ragione e in conflitto con l'istintività.
RispondiEliminaM'è piaciuta l'osservazione "il partito degli agnostici è in contrasto con lo stesso agnosticismo" e ho apprezzato anche la considerazione finale: "se Dio non c’è, continuerò a vagare senza un dopo; se Dio c’è, è sicuramente più buono di me".