Home page -Comunicazioni Questo blog non rappresenta un testata giornalistica e non viene aggiornato periodicamente – raccoglie opere © di francesco zaffuto

addio a una farfalla


è immensa la tristezza quando muoiono pezzi di futuro
In questo fine anno mi ha colto di sorpresa la morte della figlia di un mio nipote
La morte, si sa, ci fa tanta compagnia che preferiamo non parlarne,
ma quando spezza
per una guerra
o per un incidente
o per malattia
una giovane vita
è enorme lo strazio di chi perde un figlio.
Mi è difficile oggi dire buon anno
in qualche modo lo dico lo stesso
buon anno
per aver cura dei fiori
e dei figli di questa terra


da Parole nel tempo

C Clochard (Non dizionario)


 Clochard è una parola francese ormai entrata in uso frequente nella lingua italiana.  In francese deriva da cloche (campana) . Pare che anticamente venisse usata per indicare gente del volgo vestita in modo trasandato ed anche un po’ suonata. Una parola un po’ offensiva che ormai viene usata per  indicare un’intera specie umana.
 In italiano la parola francese sembra addirittura elegante: vuoi mettere chiamare qualcuno vagabondo, barbone, accattone, senzatetto,  senzalavoro,  povero, suonato di testa, stravagante, disgraziato; gli dici clochard ed hai fatto un riassunto emblematico. 
 Con questa parola “riassunto” pare che quella persona si sia scelta  una professione particolare. Sì,  la cattiva  sorte lo ha colpito, ma il disgraziato pare che per scelta esistenziale voglia fare  il clochard.  Magari qualche rarissimo caso ci sarà, ma quando batte il freddo nessuno vuole fare il clochard.
 Chi problemi no ne  ha con la parola “riassunto” è riuscito a lavare la sua coscienza. Anche le stesse autorità competenti,  in dovere di dare una mano a trovare un alloggio o un lavoro o un sussidio, possono benissimo lavarsi le mani dicendo che si tratta di clochard (gli si può anche mettere una “s” e fare il plurale). 
 Ma se diciamo che il clochard fondamentalmente è un povero la parola diventa inquietante perché appena ci manca il lavoro e i nostri mezzi di sussistenza sono finiti diventiamo poveri anche noi. (f.z.)
Immagine – un clochard dipinto da Raffaelli Jean – Francois http://www.artesuarte.it/articolo.php?id=350

Natività


dialogo di Natale

Le lucette …  sì le lucette …
Ma tu che c’entri sei agnostico
La capanna con il bue e l’asinello …
Ma tu che c’entri sei ateo
Il bambinello e la Madonna e San Giuseppe
Ma tu che c’entri  sei di un’altra religione
E la stella e …
Ma tu che c’entri  sei …
In qualche modo sono nato anch’io
Hai portato  una buona novella?
Volevo provarci ma … poi si sono messe tante cose di traverso
Anche quella volta si misero tante cose di traverso e lui ci provò lo stesso
E ora?
Ora il natale è per tutti
… e poi …
…  la vita
…  con tutte quelle cose che si mettono di traverso
…  poi la morte che ci cammina accanto
…  poi di nuovo un Natale per tutti

21/12/12 francesco zaffuto
dalla raccolta Parole nel tempo

IMMAGINE

 Fiori Federico (Urbino 1528 - 1612) detto Barocci o Baroccio. "Natività" 1597; Olio su tela, 134 x 105 cm. Museo del Prado, Madrid.
 Questa Natività del Barocci è diversa dai tanti quadri che siamo abituati a conoscere sulla natività, non ce stasi ma un grande movimento dell’azione e della luce. La madre illuminata dalla luce (di una lanterna fuori scena) si sta avviando verso il bambino con le mani aperte come  a prenderne cura. Il padre Giuseppe sta alla porta, semiaperta, sta facendo entrare qualcuno dei pastori ed indica con la mano verso la culla. Il bue è quasi in primo piano ma si nota solo la sua testa e una piccola parte della testa dell’asinello.  Il bambinello rivolge lo sguardo fuori dal quadro come se fosse rivolto a chi sta guardando il quadro. La luce della paglia si diffonde in quella capanna e pare formare una leggerissima aureola attorno al volto della madonna.

ultima foglia




Sta là l’ultima foglia
rinsecchita
accartocciata
rugginosa e testarda
Ha combattuto
contro tutti i venti dell’autunno
e lasciato scivolare su di sé tutte le piogge
Sta là
testimone di una antica stagione di frutti
Si lascerà cadere
nella notte più magica di dicembre
per annunciare un ritorno


11/12/12 francesco zaffuto

dalla raccolta Parole nel tempo

Invito a pranzo


Concludo il regalo ai genitori per la costruzione di un teatrino di burattini. I primi due atti unici sono stati inseriti in
e

 Per il breve atto unico che segue prendemmo spunto da una scenetta che aveva visto mia moglie quando era bambina e provammo a ricostruirla …

Invito a pranzo

atto unico

per burattini o da recitare a modo di burattini

Pulcinella nel Castello del Mistero



Continuo il regalo ai genitori di cui avevo parlato in
 Questo copione per burattini nacque perché avevamo in casa un peluche di una scimmia con due labbra rosse a forma di cuore e poi ….

Pulcinella nel Castello del Mistero

Atto unico

per burattini o recitabile come burattini

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi



E’ arrivato il dicembre, il mese che annuncia l’inverno, le famiglie si preparano per il Natale. Il Natale coincide con un periodo di festività e di riposo dal lavoro;  i genitori stanno un po’ di più con i figli e provano a inventare qualche gioco.  Questo che segue è un regalo che voglio fare ai genitori; si tratta di tre atti unici recitabili da burattini, un caro ricordo del teatrino che preparavo in casa con i miei figli, magari c’è qualche genitore che vuole provarci e forse in qualche negozio di giocattoli si vende ancora la scatola per costruire un piccolo teatrino dei burattini.  Ricordo che si adattavamo i pupazzi a seconda della storia che si voleva rappresentare e poi una battuta alla volta che veniva spesso aggiustata o modificata.
 Qui il primo dei tre atti unici “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, gli altri due li inserirò nei prossimi giorni.
  Lo spunto è quello di Pulcinella che vende l’anima al diavolo, proprio come aveva fatto il dott. Faust, ma Pulcinella lo fa solo per un piatto di spaghetti.
 Chi è interessato alla versione cartacea dell’opuscolo vada a questo link

IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI
Atto unico

C Conoscenza (Non dizionario)


 Fermo in auto,  ad  una lunga coda, discetto sulla fine del mondo.  Ma possibile che quei buzzurri dei Maya sapessero tutto, anno e giorno?
Sono io che non so un c … !
Io che sto qui a guidare questa automobile e non so un accidenti su come funziona. Se si ferma debbo chiamare un buzzurro di meccanico che ne sa molto più di me.
 La macchina è come il mio corpo, anche di quello non so niente.  Quello sì,  che è poi complicato! Ci sto dentro dalla nascita, lo guido,  ma non capisco niente.  Ad esempio: gli accavallamenti muscolari,  perché si producono? Ho l’angoscia degli accavallamenti muscolari! Forse è una strana attenzione della mente che li produce.  Ti giri e ti si accavalla un muscolo della gamba e impazzisci di dolore; forse perché hai pensato per un attimo, in modo strano,  alla gamba.  E se ti capita con il cuore? Allora è possibile un infarto.  Lo chiederò al mio medico;   che mi dirà alcune cose che non capirò e mi raccomanderà di stare tranquillo.
Sono io che non capisco un c …! Si,  proprio un c …! Figuriamocelo quello! Si alza di notte senza alcun motivo, ti ha dato un sacco di preoccupazioni e ti ha fatto fare anche qualche figuraccia;  capriccioso e stupido. Dico bene,  quando dico che non conosco un c … !
 Eppure mi muovo come un presuntuoso. Addirittura  discetto e scrivo; ma non più con la penna e il calamaio, come mi aveva insegnato il mio maestro, scrivo ormai con il computer di cui ignoro totalmente il funzionamento. Curo un blog senza capire niente del funzionamento di internet ma ci navigo dentro e affido ad esso la possibilità di comunicare con sconosciuti che la pensano come me;  visto che difficilmente potrò comunicare con il mio vicino di casa alla prossima riunione di condominio.  Poi la mia presunta comunicazione viene bloccata da un virus, messo in giro da non so chi. Un nemico! ?  Ma neppure mi conosce. Chi è e cos’è?
Sono io che non conosco un c … ?
 Ma dai!  C’è la divisione del lavoro e della conoscenza, qualcosa almeno la conoscerai in un campo, nel tuo campo. Certo,  ho insegnato economia per  più di trenta anni;  ma di questa crisi economica, onestamente, posso dire che  capisco ben poco. Certo,  ci sono tanti economisti che blaterano, e almeno so che anche loro non capiscono un c … , eppure blaterano.
 Ma cosa so?  A mala pena qualcosa dei miei pensieri. Non come camminano nel mio cervello,  delle cui stanze nulla conosco, so solo di quei pensieri  che arrivano e su cui rifletto. I miei pensieri!  Debbo avere cura che restino pensieri  ben fluidi,  e che non si trasformino in  idee cristallizzate  appartenenti ad altri stupidi e presuntuosi come me.
 Ecco la fila si scioglie, posso riprendere la mia guida. Chissà se,  tornando a casa,  potrò appuntare questa riflessione sulla mia non conoscenza o se sarà fuggita via con i miei fluidi pensieri?  (f.z.)

Immagine – un cervello con le sue ipotetiche sezioni

Campo dei fiori



In quel campo dove veglia Giordano

sotto i suoi occhi 

un tempo bruciati dalla nebbia senza pensiero

uomini che si dicono uomini

selvaggiamente ripetono

nel rito delle appartenenze

la distruzione dell’uomo.


immagine - la statua di Giordano bruno a Campo dei fiori Roma

dalla raccolta Parole nel tempo

Palestina novembre 2012


Quando il tempo delle tue ossa è finito
Quando la terra trema
Quando il mare si gonfia
Quando la pioggia si trascina in torrenti impetuosi
Certo, si può anche morire
Ma è ben altra cosa essere bruciati
dal fuoco impietoso di un altro uomo




dalla raccolta Parole nel tempo

64 anni


Sono nato nel 1948
Facendo bene i calcoli ho 64 anni
Sono stato bambino, poi giovane, poi uomo maturo
Ora vecchio
Di solito le cose cambiano nell’età della vita
Qui no
Ce sempre stata guerra
Mentre giocavo a pallone nel cortile di casa
Guerra
Quando mi sono innamorato per la prima volta
Guerra
Quando sono nati i miei figli
Guerra
Ora che guardo i miei capelli bianchi


dalla raccolta Parole nel tempo

Autunno



Quando ero un albero
dal mio tronco cadevano foglie
gialle e rosse
tessevano soffici tappeti
e poi si accartocciavano nel fango
di un freddo e insopportabile inverno
Ho staccato le mie radici
trasformandole in piedi
pronti alla fuga
mi sono dato un’anima
e mi ha afferrato il tempo
Quando su rami si svegliano foglie
i miei capelli bianchi
mi tengono legato all’inverno
Resto nella nostalgia dell’autunno


10/11/12  - due foto scattate in un piccolo vialetto di Vimercate il 5 novembre - le parole covavano dentro (f.z.)


dalla raccolta Parole nel tempo

S SIMILITUDINI (Non dizionario)


Plurale di  similitudine, figura retorica usata per confrontare due identità:  in una si individuano qualità che somigliano ad un’altra.
Simile non ha lo stesso significato di uguale, i simili si somigliano per alcune o tante qualità e proprietà.
 Le similitudini richiamano come necessari confronti e paragoni. Nel procedere di confronti e paragoni si potrebbe arrivare alla conclusione che due simili  in realtà sono uguali  o che restano simili per diversi aspetti.
 Spesso per dimostrare una similitudine si racconta una parabola e allora nessuno si scandalizzi se per capire qualcosa sulle similitudini moderne mi servo di una parabola.
 Recentemente vengo a sapere che uno dei capi del partito comunista cinese è un miliardario
 Se guardo all’ammontare delle cifre possedute posso dire che è simile a un miliardario di un paese capitalista.
 Se guardo al grado di sfruttamento che un miliardario capitalista riesce a fare sugli operai che lavorano nelle sue imprese, posso dire che il capitalista cinese e quello di un paese occidentale sono simili.
 Se guardo al plusvalore che riesce ad accumulare un miliardario capitalista cinese e al plusvalore che riesce ad accumulare un miliardario capitalista occidentale, posso dire che sono simili.
 Se guardo a come un occidentale può diventare miliardario capitalista e a come un cinese comunista può diventare miliardario capitalista, posso dire che non sono simili. Non sono simili perché in Cina per tanti anni c’è stato il comunismo e nominalmente ancora si fa chiamare paese comunista, pertanto il miliardario capitalista cinese non dovrebbe teoricamente neanche esistere, dunque è frutto di un guasto del sistema comunista.  Si potrebbe dire che il miliardario capitalista cinese e il miliardario capitalista occidentale sono molto simili anche se non sono uguali, perché il capitalista cinese proviene da un guasto  del sistema comunista, se non si prendesse in considerazione questo elemento si potrebbe dire che  sono uguali;  se diciamo che in Cina non esiste più il comunismo sono uguali .
 Con le similitudini si potrebbe continuare ed è giusto continuare ad operare paragoni, per mettere a frutto il nostro intelletto e  anche per trovare,  oltre alla grande quantità di similitudini negative, qualche similitudine positiva nel tempestoso mare della memoria storica. Ma perché il comunismo si è subito guastato? Ma perché la chiesa cristiana abbandonò le indicazioni di povertà date dal Vangelo. Eppure ci sono stati un Pietro Valdo e un San Francesco che scelsero con rigore la strada della povertà,  e ci sono tanti comunisti che sperano ancora nella giustizia sociale;  ed anche in altre culture che conosciamo poco come l’Islam, il Buddismo, possiamo trovare  similitudini positive,  e vale la pena di cercarle.  (f.z.)

Immagine – due circonferenze – dal  blog http://proooof.blogspot.it/2010/09/erlangen-1872-omotetie-e-similitudini.html - dallo stesso blog questa riflessione sulla similitudine in geometria -
Non sono uguali, nel senso che non sono composte dagli stessi punti. Non sono uguali nemmeno nel senso della geometria euclidea: non sono cioè congruenti; non esiste nessuna isometria che trasforma una nell'altra. Esse sono invece uguali nel senso della geometria elementare, cioè sono simili.

A Apparizioni (Non dizionario)



Con la parola Apparizioni possiamo definire miracoli, spettacoli e lo stesso spettacolo della politica (dove non apparire equivale come a scomparire).  Le Apparizioni sembrano legate alla manifestazione del vedere dove l’essere, divino o umano,  si dispiega per mostrarsi; la verità e la consistenza dell’essere pare sintetizzarsi tutta solo nell’atto del mostrarsi.  La condizione fisica di cecità mette a nudo il vuoto del mostrarsi; l’essere necessita di una sua pienezza per esistere, una pienezza di contenuti e di pensiero,  e il mostrarsi non basta. (f. z.)
 Prendo a prestito il contenuto di un post di Laura Raffaeli  per una ulteriore  riflessione sulla parola Apparizioni.
                          Io appaio, a tutti tranne che a me stessa davanti a uno specchio, e parlo, parlo, parlo. Vorrei dire a tutti la verità nascosta del mondo che vivo, quello delle disabilità. Una verità che potrebbe inaspettatamente arrivare anche solo per la distrazione di uno che fa retromarcia ma pensa ad altro, schiacciando sotto le sue gomme una vita. Un attimo e poi anni, seguono anni in cui si deve rinascere, si deve ricominciare, bisogna dare un senso a quanto è successo. Ma gli ostacoli sono troppi ed anche voluti da chi invece dovrebbe agevolare questo percorso disumano di rinascita, di ritorno a quella che chiamano "normalità".

Appaio quindi, per "diffondere il verbo", ricordare cioè l'importanza della sicurezza stradale, quali e quanti diritti sono ancora negati ai disabili sensoriali italiani come me, cos'è l'accessibilità e quanto sia facile realizzarla, parlo di cosa succede se ti distrai un attimo... Resisto e appaio senza apparenze, senza facciata, sperando che qualcuno ascolti anche una voce fuori dal coro, in questo silenzio assordante e in questa visione globale assuefatta dall'immagine e dalle apparenze.
Di seguito un pezzetto di una mia poesia, che diceva pure "mi metto una Musica ed esco..",
"(...) Meglio l'apparenza o una donna appariscente?
Ricordo che è meglio Essere veri e appariscenti
Che non esistere ed apparire finti.
Meglio resistere senza apparenze
Che crollare nel vuoto di chi non è mai apparso (...)
"
da "Blind-Appariscenza" tratto da "La Ziggurat di Ur" di L.Raffaeli

 Il post di Laura è corredato da un video con una sua intervista rilasciata a RaiNews24, allego il link
immagine – quadro di Magrtte – su fondo viola un abito  con bombetta sospesa, il volto dell’uomo sta spostato accanto all’abito come una entità esterna

SALVARE QUALCOSA

Oggi, 4 Ottobre 2012, ho deciso di inserire in questo post tutto l'intero dramma in tre atti sugli ultimi anni di vita di San Francesco. Il post si presenta lungo e forse di non facile consultazione, alla fine del post è inserita una nota introduttiva.

 Chi volesse per praticità la versione  cartacea può chiedermela  scrivendo a zafra48@gmail.com  - prezzo recupero stampa e spedizione € 8,00 + € 3,00 spese spedizione 
La presente versione via internet  può essere liberamente fruita e fatta circolare per uso personale e non a scopo di lucro - Per eventuale rappresentazione dell'opera scrivere all'autore alla mail di  zafra48@gmail.com

SALVARE QUALCOSA – teatro – opera in tre atti - di Francesco Zaffuto © Copyright febbraio 2009 (opera edita a cura dello stesso autore nel numero limitato di 199 copie - con deposito Biblioteca Nazionale di Firenze 2165/09/ACC 26/03/09) 

SALVARE QUALCOSA

Personaggi

Cronache del luglio 2012

fatto 1
fatto 2

Vedo
gli aerei che nell’azzurro
solcano il cielo
forse portano
uomini in vacanza
il bosone è importante
non so cosa sia
ma è importante
Non vedo
alcun gommone
che si avvicina alla costa
solo un uomo
dalle braccia nere
in acqua segnala qualcosa
forse è l’ultimo
degli uomini in viaggio
Ma di quale viaggio si tratta?
il bosone
forse ci ha creato dal non essere
suo è il merito
e la colpa
Non vedo
(francesco zaffuto)

le cose

Tutte quelle cose iniziate
e mai finite
che vagano agonizzanti nella memoria
quelle appena abbozzate
mai veramente sottratte alla nebbia
quelle che sembravano ultimate
definitivamente compiute
e ora mostrano chiazze di assenza
quelle veramente importanti
basilari
ora riposte nell’archivio delle totalmente inutili
.
Dalla raccolta Altra età

L Lavoro (Non dizionario)


Il lavoro è fondamentalmente la fatica necessaria per procurarsi dei beni necessari alla sopravvivenza o considerati di qualche utilità.
Il lavoro si esplica all’interno della società e spesso l’individuo viene riconosciuto per il lavoro che svolge o ha svolto: se è in grado di mantenere se stesso e la propria famiglia, se è ha delle qualità, se ha delle esperienze, se ha delle genialità. Ne consegue che: un uomo sprovvisto di beni o con pochi beni cerca un lavoro soprattutto per procurarsi i beni necessari ai suoi bisogni, ma in questa ricerca di un lavoro è pervaso anche da un’ansia di riconoscimento delle sue qualità; anche un uomo provvisto di beni per l’ansia di riconoscimento spesso è portato a cercare una qualche collocazione sociale che si manifesta con un lavoro.
Nel lavoro sono condensati due elementi:
- lavoro come strumento per procurarsi beni atti a soddisfare bisogni umani;
- lavoro come forma di riconoscimento del proprio io;
questo condensato di due elementi fa aumentare la drammaticità della ricerca di un lavoro. La mancanza di un lavoro unita alla mancanza di mezzi per la sopravvivenza può portare a stadi di disperazione estremi.
Una società deve dare a tutti la possibilità di lavorare ed avere mezzi per vivere; ma il riconoscimento di valore dato all’ uomo non può basarsi solo sul lavoro, l’uomo è qualcosa di più elevato del lavoro che accidentalmente fa, è un complesso insieme di pensieri e di sentimenti che vaga nell’universo.

P Pane (Non dizionario)


Farina, acqua, un paziente impasto, una cottura a forno ed ecco il miracolo del cibo per eccellenza: il pane.
Nella cucina più antica si usava il termine cumpanaticum (companatico) per indicare ogni preparazione che poteva accompagnarsi al pane, sottolineando il suo ruolo fondamentale.

Si può intendere per PANE il cibo essenziale per il nutrimento ed anche un PANE sociale che comprende i mezzi minimi per la sopravvivenza. Nel pane sociale si possono comprendere i vestiti, una casa per ripararsi dal freddo e quel minimo che comunemente viene considerato essenziale nella stessa società.

Il pane sociale può derivare dal lavoro o da mezzi precedentemente accantonati.
Ma coloro che non hanno un lavoro per mancata possibilità di occupazione e coloro che non sono condizioni fisiche di lavorare, se non hanno mezzi accantonati, possono nell’ambito di una società restare sprovvisti di pane???? Se restano sprovvisti dei minimi mezzi di sopravvivenza viviamo in una società selvatica dove non regna alcuna solidarietà e dove non può regnare alcun patto sociale degno di essere rispettato.
Purtroppo le società selvatiche continuano ad esistere perché quelli che vengono messi in condizione di estrema indigenza sono pochi in rapporto alla totalità dei componenti o sono fortemente divisi tra loro.
Gli amministratori locali dovrebbero farsi carico di affrontare i più estremi problemi di indigenza. Lo Stato dovrebbe farsi carico di un welfare in grado di assicurare il minimo di sopravvivenza a chi è sprovvisto di lavoro e di mezzi. La Comunità mondiale dovrebbe farsi carico e risolvere con urgenza il problema della fame nel mondo.

Pane come ordine di priorità economica significa interessarsi della terra, delle acque dei fiumi e dei mari, dove si generano le risorse alimentari del mondo. Pane come ordine di priorità economica significa considerare l’agricoltura come cardine economico di riferimento.

I Internazionale (L’) (Non dizionario)


Internazionale è una stana parola, per comprenderne il significato più profondo occorre metterci dinanzi l’articolo, altrimenti diventa solo una targhetta per distinguere una spedizione o una fiera del mobile.
Allora, aggiungiamo l’articolo, ed ecco: L’Internazionale, diventa l’inno di tutti i proletari del mondo, di riscatto, della speranza sociale. L’Internazionale diventa anche un grande evento politico mondiale che raccolse movimenti e partiti di tutto il mondo ed è stata fondata ben quattro volte (la prima nel settembre 1864, la seconda nel luglio 1889, la terza marzo 1919, la quarta settembre 1938).
Questa bellissima parola è stata rovinata da un insieme poco chiaro di altre parole “dittatura del proletariato”, una specie di impianto indefinito di particolare democrazia autoritaria che poi sfociò nello stalinismo.
La parola L’Internazionale, con il suo articolo , è ancora necessaria; oggi più che mai in un mondo che si globalizza e che insieme si chiude a riccio nei suoi campanili nazionali e regionali; ma va coniugata con altre parole: pane, lavoro, libertà, uguaglianza, giustizia, fratellanza, laicità, pace, felicità.
In attesa di una possibile quinta internazionale allego le parole dell’inno
L’INTERNAZIONALE.
Compagni, avanti! Il gran Partito
noi siamo dei lavorator.
Rosso un fiore in noi è fiorito
e una fede ci è nata in cuor.
Noi non siamo più nell'officina,
entro terra, nei campi, al mar,
la plebe sempre all'opra china
senza ideale in cui sperar.
 Su lottiam!
 L'Ideale nostro alfine sarà,
 l'Internazionale, futura umanità!
 Su lottiam!
 L'Ideale nostro alfine sarà,
 l'Internazionale,  futura umanità
Un gran stendardo al sol fiammante
innanzi a noi glorioso va,
noi vogliamo per esso giù infrante
le catene alla libertà!
Che giustizia venga, noi vogliamo
non più servi, non più signor!
Fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
 
 Su lottiam...
 
Lottiam, lottiam, la terra sia
di tutti eguale proprietà,
più nessuno nei campi dia
l'opra ad altri che in ozio sta.
E la macchina sia alleata
non nemica ai lavorator;
così la vita rinnovata
all'uom darà pace ed amor! 
 
 Su lottiam...
 
Avanti, avanti, la vittoria
è nostra e nostro è l'avvenir;
più civile e giusta, la storia
un'altra era sta per aprir.
Largo a noi, all'alta battaglia
noi corriamo per l'Ideal:
via, largo, noi siam la canaglia
che lotta pel suo Germinal! 
Nota - La parola finale dell’inno, Germinal rievoca un episodio accaduto durante la Rivoluzione Francese, quando un'enorme massa di persone invase le strade di Parigi, gridando "pane,pane", questo fatto avvenne nel periodo
tra il marzo e l'aprile del 1795 , periodo questo che nella terminologia del calendario rivoluzionario francese si chiama, appunto, Germinale.
Le parole dell’inno sono di Eugène Pottier e la musica dell’inno è di Pierre Degeyter 
A questo link la celebre esecuzione di Toscanini
http://www.lacrisi2009.com/2012/03/9-marzo-buona-giornata-fiom.html
Immagine – antica illustrazione della prima Internazionale