Clochard è una parola francese ormai
entrata in uso frequente nella lingua italiana. In francese deriva da cloche (campana) . Pare
che anticamente venisse usata per indicare gente del volgo vestita in modo
trasandato ed anche un po’ suonata. Una parola un po’ offensiva che ormai viene
usata per indicare un’intera specie
umana.
In italiano la parola francese
sembra addirittura elegante: vuoi mettere chiamare qualcuno vagabondo, barbone,
accattone, senzatetto, senzalavoro, povero, suonato di testa, stravagante, disgraziato;
gli dici clochard ed hai fatto un riassunto emblematico.
Con questa parola “riassunto” pare che
quella persona si sia scelta una
professione particolare. Sì, la cattiva sorte lo ha colpito, ma il disgraziato pare
che per scelta esistenziale voglia fare il clochard. Magari qualche rarissimo caso ci sarà, ma
quando batte il freddo nessuno vuole fare il clochard.
Chi problemi no ne ha con la parola “riassunto” è riuscito a
lavare la sua coscienza. Anche le stesse autorità competenti, in dovere di dare una mano a trovare un
alloggio o un lavoro o un sussidio, possono benissimo lavarsi le mani dicendo
che si tratta di clochard (gli si può anche mettere una “s” e fare il plurale).
Ma se diciamo che il clochard
fondamentalmente è un povero la
parola diventa inquietante perché appena ci manca il lavoro e i nostri mezzi di
sussistenza sono finiti diventiamo poveri anche noi. (f.z.)